AQVILEIA
Aquileia, oggi, con i suoi 3.100 abitanti, è un piccolo comune del Friuli-Venezia Giulia; eppure il suo nome continua a evocare un passato straordinario. Fondata come colonia romana nel 181 a.C., divenne una grande metropoli dell’Impero, baluardo contro le invasioni, snodo strategico dei commerci e centro di diffusione del cristianesimo.
Ancora oggi conserva un patrimonio archeologico unico: i mosaici della basilica e le vestigia della città romana raccontano una storia che appartiene al mondo intero. Il pavimento musivo della Basilica, il più antico e il più esteso mosaico di arte paleocristiana giunto fino a noi, è uno dei maggiori capolavori dell’antichità cristiana.
Dal 1998 Aquileia è riconosciuta Patrimonio UNESCO. Il suo vessillo, erede diretto dell’antico stemma patriarcale, ne custodisce la memoria e il prestigio, rendendo la città simbolo di una storia religiosa, politica e culturale che ha contribuito a plasmare il Friuli e l’Europa.
Aquileia preromana
Prima della fondazione romana nel 181 a.C., l’area di Aquileia era già abitata da popolazioni di lingua paleoveneta e celtica, in particolare i Carni. Il toponimo stesso potrebbe avere radici pre-romane: alcuni studiosi lo collegano a termini celtici legati all’acqua (acuiliu, aquilegium), richiamando altri nomi della regione come Velleia e Noreia, a testimonianza di una forte connessione con il territorio e con i corsi fluviali.
Già in età protostorica, dal IX secolo a.C., sorsero insediamenti lungo i fiumi e nelle aree di transito, sfruttando la posizione favorevole della pianura friulana come crocevia naturale. Le scoperte archeologiche – tra cui abitati, necropoli e soprattutto ritrovamenti di monete greche, illiriche, celtiche e italiche – rivelano una rete di contatti estesa, che collegava il Mediterraneo con le regioni danubiane e l’Europa centrale.
Quando i Romani fondarono la colonia, non fecero che consolidare questa vocazione: Aquileia divenne un presidio militare contro i Celti e le popolazioni illiriche, ma anche un centro nevralgico capace di controllare i traffici e favorire l’espansione politica, economica e culturale di Roma verso l’Adriatico e oltre le Alpi.
Aquileia romana e l’avvento del cristianesimo
Aquileia romana
Tra il II secolo a.C. e il IV secolo d.C. Aquileia conobbe il suo massimo splendore. Capitale della X regione augustea (Venetia et Histria), la città superava i 100.000 abitanti e godeva di grande ricchezza grazie al porto fluviale e ai commerci internazionali. Il suo nome era noto in tutto l’Impero per i traffici di vino, olio, ambra, metalli e per la vivacità culturale favorita dallo scambio continuo tra popoli e tradizioni.
Fu teatro di eventi storici di primo piano: Giulio Cesare vi stabilì accampamenti militari; Marco Aurelio e Lucio Vero vi guidarono le campagne danubiane; l’imperatore Massimiano la scelse come sede privilegiata durante la tetrarchia. Vi risiedettero anche gli imperatori Costantino e Teodosio I. Nonostante guerre e pestilenze, Aquileia rimase a lungo tra le dieci città più grandi dell’Impero e una delle più prestigiose d’Italia.
L’avvento del cristianesimo
Dal IV secolo Aquileia divenne anche un centro spirituale di rilievo. Secondo la tradizione, san Marco vi avrebbe predicato, e numerosi martiri aquileiesi testimoniarono la diffusione della nuova fede. Il vescovo Teodoro gettò le basi di un articolato complesso basilicale che, sotto gli imperatori cristiani, divenne capace di accogliere migliaia di fedeli: da qui si irradiò una comunità cristiana originale e vitale, destinata a influenzare la storia religiosa dell’Occidente.
Il Concilio di Aquileia del 381 segnò una tappa decisiva nella lotta contro l’arianesimo, e nei secoli successivi i patriarchi aquileiesi acquisirono un’autorità che andava ben oltre i confini locali, guidando una vasta provincia ecclesiastica che includeva parte dell’Italia settentrionale e ampie regioni transalpine.
La crisi e la distruzione
La potenza di Aquileia subì colpi durissimi nel V secolo. Se riuscì a resistere agli assalti di Alarico, non sopravvisse al devastante attacco di Attila nel 452. Il re degli Unni rase al suolo la città, lasciandola in rovina e consegnandola al mito.
Nonostante la distruzione, la sede patriarcale rimase attiva. Dopo l’arrivo dei Longobardi nel 568, la città attraversò un periodo di divisione: la Chiesa aquileiese visse una profonda frattura. Il patriarca si rifugiò a Grado, città rimasta sotto il controllo bizantino, dove sorse un patriarcato che nei secoli si evolse fino a diventare il Patriarcato di Venezia. Parallelamente, nell’entroterra longobardo si costituì un’altra sede patriarcale, stabilitasi a Cividale del Friuli, che mantenne il titolo di Patriarcato di Aquileia, rivendicando la continuità con la tradizione originaria.
Questa divisione generò due autorità ecclesiastiche distinte, spesso in tensione tra loro, che segnarono a lungo la storia religiosa e politica dell’area adriatica
Il patriarcato medievale
Dal secolo XI in poi, Aquileia tornò a fiorire come capitale spirituale e politica del Friuli. Con la nascita del Patriarcato di Aquileia (1077), i patriarchi divennero non solo guide religiose, ma anche principi del Sacro Romano Impero, dotati di potere temporale. Il loro dominio si estendeva su un vasto territorio che comprendeva il Friuli, l’Istria, la Carinzia e la Stiria.
Il Patriarcato si distinse anche sul piano istituzionale: nel 1231 fu istituito il Parlamento della Patria del Friuli, una delle assemblee più antiche d’Europa, con rappresentanti della nobiltà, del clero e delle comunità cittadine. Aquileia stessa rimase un centro vitale, arricchito dalla magnificenza della basilica patriarcale, ricostruita e ampliata nei secoli.
Età moderna e contemporanea
Il 1420 segnò la fine del potere temporale dei patriarchi, con la conquista veneziana. Da allora Aquileia rimase parte dei domini della Serenissima, poi passò sotto il controllo degli Asburgo e infine entrò a far parte del Regno d’Italia. Durante la Prima guerra mondiale si trovò vicino al fronte, testimone di battaglie e distruzioni.
Il Patriarcato di Aquileia fu infine soppresso il 6 luglio 1751, con la bolla Iniuncta nobis di papa Benedetto XIV, su pressione di Venezia e dell’Austria, che per anni avevano conteso la giurisdizione sul vasto stato ecclesiastico diviso tra i loro domini. Al suo posto furono erette l’arcidiocesi di Udine (1753) e quella di Gorizia (1752), che si spartirono territori e funzioni, segnando la conclusione di una lunga storia di potere temporale e spirituale.
